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GRBAVICA – IL SEGRETO DI ESMA
(GRBAVICA)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 22 dicembre 2006
 
di Jasmila Zbanic, con Mirjana Karanovic, Luna Mijovic, Leon Lucev (Bosnia, 2006)
 
Due film eguali e dissimili. Eguali: per essere entrambi minimalisti (non tanto formalmente; ma poiché interessati da quotidiani “minimi”), volti in particolare alla condizione femminile. Per la loro provenienza da cinematografie emarginate; ed una volontà comune di indagare i gesti ed i sentimenti, più che gli avvenimenti. L'opera prima GRBAVICA (Orso d'Oro a Berlino quest'anno), dal nome del sobborgo di Sarajevo divenuto luogo dei famigerati stupri etnici, che non è il racconto di questi. Ma delle loro conseguenze: nei rapporti fra una madre affettuosa che cerca di ricostruirsi dolorosamente una esistenza, e la figliola adolescente, ribelle e sfrontata, sensibile e vibrante (mutevolissima, luminosa Luna Mijovic; ancor più sorprendente della brava Mirjana Karanovic, che ritroveremo in un terzo film consimile, il Pardo d'oro locarnese DAS FRAULEIN di Andrea Staka). E STETSI, premiato a San Sebastian, indagine più corale ma su un'identica condizione umana, in quell'ambiente anonimo fatto di fabbriche che vomitano miasmi e periferie straziate dal cemento. Case popolari, nell'eterna provvisorietà delle quali convivono le generazioni anziane rassegnate o nel miglior dei casi impotenti; e quelle nuove, alle quali le sfide del caso, oltre che dei condizionamenti sociali ed economici, impediscono di agguantare un posto al sole. Non fosse altro che sentimentale.

La medesima disperazione, mitigata da un senso del grottesco che la storia non è riuscita a vanificare. Ma una diversità formale interessante per giungervi. Semplice, diretta e razionale quella del primo film di Jasmila Zbanic: fino a quella bellissima sequenza finale, con il gesto appena velato della ragazzina che si allontana sul bus delle vacanze, finalmente rappacificata dopo il tempo delle bugie pietose. E convulsa , disordinata, pure convenzionale (la gaiezza provvisoria del lunepark) quella del secondo film di Bohdan Slama: ma egualmente umanistico, sempre incollato ai suoi personaggi, attento ed emozionato. Come tutto questo cinema, cosi utile, e vero, e sincero; da arrischiare di apparire consensuale.


   Il film in Internet (Google)

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